Van Gogh appare spesso inquieto, riservato, fragile e mite, coperto da un dolore (degli altri e di se stesso) profondo e costante.
Un genio ribelle e difficile, con una personalità complessa e stati d’animo contrastanti, che ha trovato la sua massima espressione nell’arte. La sua tempesta emotiva l’ha proiettata sulla tela, trasformando il dolore in opere d’arte; i colori e i tratti vanno di pari passo con la sua salute mentale e si modificano in relazione al suo dolore e alla sua sofferenza.
La ronda dei carcerati
A causa della crisi di Arles e il taglio dell’orecchio, Van Gogh fu ricoverato nel manicomio di Saint-Rémy e, nel primo periodo di ricovero, dipinse la tela in isolamento. L’uomo al centro del dipinto è l’unico che rompe la teoria perfetta degli uomini con le teste chine, è Van Gogh: prigioniero, ma l’unico ad averne piena consapevolezza e a sognare una fuga da quella “prigione”.
Ritratto di un paziente dell’Ospedale Saint-Paul-de Mausole
Quando Van Gogh fu ricoverato nella clinica psichiatrica di Saint-Paul-de Mausole, passò molti mesi di solitudine, in una camera con una finestra chiusa da sbarre che dava sul giardino interno.
Tentò diverse volte il suicidio, anche ingerendo i colori dei tubetti, e dopo un primo periodo ottenne nuovamente il permesso per dipingere e ritrasse alcuni degli ospiti della clinica.
“Osservo negli altri che anch’essi durante le crisi percepiscono suoni e voci strane come me e vedono cose trasformate. […] oso credere che una volta che si sa quello che si è, una volta che si ha coscienza del proprio stato e di poter essere soggetti a delle crisi, allora si può fare qualcosa per non essere sorpresi dall’angoscia e dal terrore […]. Quelli che sono in questo luogo da molti anni, a mio parere soffrono di un completo afflosciamento. Il mio lavoro mi preserverà in qualche misura da un tale pericolo”.
Genio e follia
Muore suicida a 37 anni; nella sua vita ha ricevuto numerose diagnosi: epilessia, disturbo bipolare, schizofrenia, sindrome di Ménière e così via. Oggi gli studiosi confermano che la diagnosi più probabile sia quella di disturbo bipolare, in quanto Van Gogh alternava stati di marcata depressione a periodi di intensa attività.
La sua capacità di trasformare il dolore in capolavori è ciò che lo ha reso unico ed indimenticabile.
Le informazioni contenute nel sito non vanno usate come strumento di autodiagnosi e/o autoterapia. La visita psicologica rappresenta il solo strumento diagnostico per un efficace trattamento.
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